La mia stagione Trail Running 2016


Regolare, ma ritardato,  appuntamento con il personale resoconto di un anno di corse. Scrivere di corsa è molto difficile. O sei bravo, a scrivere, o il rischio di annoiare è altissimo, ed io non ne sono esente.Testi troppo lunghi, pensieri e parole ripetute e scontati invadono già a sufficienza Facebook e la rete in generale. Mi salvo in corner scrivendo che lo ‘faccio per me stesso’? No. Anche in questo emulo qualcosa di già letto troppe volte.

L’augurio con il quale ho concluso quello passato si è realizzato a metà. Inizio l’anno correndo meno e meno intensamente di quello precedente.

Arrivo comunque all'appuntamento dell’Eco Trail di Parigi in buona forma. Corro 40 km, allegri e senza fatica. Gli ultimi 10, invece, soffro sotto il vento gelido della capitale francese.

E' primavera, voglio chiudere il conto con il Trail dei Gorrei, il giro lungo completo non l’ho portato a termine una volta precedente. La giornata è grigia e uggiosa. C’é tanto vento e qualche amico. 25 km passano bene. I restanti, anche qui, sono sofferenza e sofferenza.

E poi? E poi per seghe mentali e motivi probabilmente poco validi, non partecipo più a nessuna gara.

Sgaloppo sul sentiero, già rodato, da Pegli a Righi sui monti alle spalle di Genova. Anche se siamo a metà Maggio prendo una bella botta di caldo che mi stoppa a qualche km da casa. Uh! Il mio primo ritiro in allenamento.

Arriva la LUT, che non è il nome di una nuova ondata di calore ma quella che doveva essere una bella avventura. Una gestione grottesca mi influenza e fa terminare la gara prima del traguardo. Fatevi due risate leggendo qui.

Inizia a girarmi qualcosa in testa, ma ancora non realizzo. Mi diverto a fare il giro del Marguareis, anche se ridotto a causa del brutto tempo e poi godo due giorni sulle montagne attorno a Courmayeur.

E’ tempo di UTMB. Desiderata e ambita da quando la prima volta ho indossato delle scarpe da corsa. L’ambiente lo conosco, sono anni che oramai bazzico in terra francese durante lo svolgimento della manifestazione. Ma nonostante tutto, pur avendo corso e terminato due volte la CCC, questa proprio non sa da fare.

Mi ritiro dopo 'soli' 50 km, non tanto in riserva fisica, quanto mentale. Sfiduciato salgo sul pullman dell’organizzazione per rientrare alla base, sconfitto sportivamente e un poco anche personalmente.

Mi abbatto e mi prometto di non superare più determinate distanze nelle gare: non ne ho più voglia. Il tempo e le energie che voglio e vorrò dedicare alla corsa non dovranno occuparmi oltremodo. Su questo sono deciso! Ma sono pensieri e parole che mi inquinano sino a quando, qualche mese dopo, non mi iscrivo alla TDS. Che testa di minchia!

Sono attapirato, ma voglio tagliare il traguardo ancora una volta per dare un senso 'sportivo' a questa stagione. Me la prendo con Facebook :non voglio più essere influenzato e cadere nella trappola dei social, oramai unico e prevalente veicolatore di notizie e informazioni di questo sport. Luogo virtuale dove tutto appare facile e alla portata. Ma la realtà è sempre, e per fortuna, diversa. Lo si capisce - e neanche sempre - quando si cade, ed io, nonostante le buone intenzioni di due righe sopra, sono un buon esempio di incoerenza: vedi l'iscrizione alla TDS.

La rivalsa mi attacca: cedo iscrivendomi all’UTLO. Il percorso, leggermente modificato per frana, si allunga a 61 km. L’organizzazione è ottima e anche se il meteo è avverso, mi godo il giro, e poi ne faccio ulteriori 250, di km e in macchina, per tornare a casa la sera stessa.

Alla fine mi sono divertito, senza hashtag e senza sponsor.